Oggi ci siamo ritrovati a Camparmò per la giornata di Koinonia. Abbiamo tutti bisogno di momenti che consolano il cuore, per vedere come vede Dio, per vedere come Dio è presente. Nonostante tutto è il tempo di dire che le disgrazie le viviamo nella speranza del Signore. È il tempo di mostrare che la vera sicurezza è il Signore, il suo amore è sempre più grande del nostro cuore. Con molta naturalezza ci siamo identificati con un personaggio del vangelo: l’asino di Bètfage (Mc 11,1-7). Gesù manda due discepoli a prenderlo. Non dovranno fare tanta strada, perché si trova proprio nel villaggio di fronte, e non sarà un’impresa ardua, anzi lo troveranno subito. Questo particolare ci aiuta a rimetterci in gioco, a non tener conto dei nostri fallimenti. Un’altra caratteristica del puledro, il fatto che è legato, sta ad indicare che non scappa. È indomito, in altre parole, non è abituato a sentirsi amato, a sentirsi valorizzato. Sta a noi scioglierlo, fare in modo che possa camminare e seguirci, per portarlo a Gesù. Non serve tanto. L’importante è portarlo lì dove si trova Gesù, cioè dove ci sono i fratelli riuniti. Gettando i nostri mantelli su di lui, come per osmosi, condividendo il dono della preghiera, sarà pronto perché possa salire Gesù. E quando lui porterà Gesù, noi gli saremo vicino: non si abbandona chi porta Gesù. 

L.T. 

 

 

Foto: Miriam Olejnik 

Tempo di gioia, tempo di annuncio, tempo di accoglienza