A Camparmò dall’8 al 10 settembre abbiamo vissuto il ritiro per Consacrati nel mondo della realtà italiana.

È stata una forte esperienza, vissuta intensamente e caratterizzata da un clima gioioso ed entusiasta; un tempo di comunione tra noi in unità al pastore e alla comunità celibataria di Camparmò.

Ringraziamo padre Alvaro che ha dato voce e concretezza alla nostra chiamata, al dono ricevuto, tracciando una strada che sempre più diventa chiara e luminosa  e quindi visibile ad altri.

Riconosciamo di aver avuto una “chiamata” nella “chiamata”.

La nostra prima vocazione è “essere Koinonia”,  l’ambiente privilegiato, terreno fertile nel quale il Signore ci ha voluto e piantato. E’ in questo contesto che il Signore, poi, ci ha chiamato a consacrare totalmente ed esclusivamente la nostra vita a Lui, rendendoci segno di riscatto.

Se è vero che gran parte della nostra vita terrena è già stata vissuta, quindi sta alle nostre spalle, per grazia l’essere state “riscattate” ci rende segno di speranza, testimoni che anche nella vecchiaia il Signore ci rende fecondi di nuovi frutti.

Cresce in noi la consapevolezza che la nostra chiamata è una risposta alle necessità presenti nel tessuto comunitario. Tre sono gli aspetti che ci caratterizzano: preghiera, accompagnamento e servizio.

Preghiera per intercedere, animare, incoraggiare; accompagnare attraverso l’ascolto e il consiglio; servire facendoci vicini a chi si trova nel bisogno perché nessuno si  senta abbandonato.

Inserite nel corpo comunitario vogliamo servirlo con questi doni.

Desideriamo essere segno visibile di speranza, unità, fedeltà a Dio e ai fratelli.

Questi doni non ci lasciano inoperose.

La nostra gioia contagi e doni coraggio a chi, indeciso, non sa buttarsi nell’acqua viva di un “SI’” radicale al Signore, pienezza di vita per ogni vita.

Massimiliana

 

 

Foto: Miriam Olejnik

“Se te ne stai indolente nel giorno della sventura, ben poca cosa è la tua forza” Pr 27,10